Fonte:Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – Ufficio Stampa
Nella mattinata di oggi i Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Ravenna hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa da G.I.P. del tribunale di Ravenna su richiesta della Procure della Repubblica.
Dall’articolata attività di indagine, diretta dalla Procura di Ravenna, sono emersi elementi sulla possibile esistenza di un sodalizio criminale operante nei territori di Lugo e Faenza, che in data odierna hanno originato l’emissione dii una misura cautelare che ha comportato l’esecuzione di:
- 1 custodia cautelare in carcere nei confronti di un dipendente A.S.L., addetta alla camera mortuaria,
- 5 custodie cautelari agli arresti domiciliari nei confronti di 4 dipendenti A.S.L. addetti alle camere mortuarie di Faenza e Lugo e 1 impresario funebre;
- 10 interdizioni inerenti al divieto temporaneo (10 – 12 mesi) di esercizio dell’attività professionale di impresa nei confronti di altrettanti titolari di onoranze funebri dell’area faentina e lughese
Le indagini, condotte tra gennaio e maggio del 2020, hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un’associazione a delinquere, costituita da operatori sanitari in servizio presso le camere mortuarie dei nosocomi di Faenza e Lugo e numerose agenzie funebri operanti in quei territori, finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di atti di corruzione.
Gli addetti alle camere mortuarie, sono accusati, in veste di incaricati di un pubblico servizio, in cambio di elargizioni in denaro da parte degli impresari funebri, di aver fornito servizi che esulavano dalla loro funzione, tra cui tanatocosmesi e vestizione delle salme presso le camere mortuarie (utilizzando luoghi e mezzi del S.S.N.) oltre a favorire le imprese colluse nel segnalare “le salme libere” (defunti per i quali i parenti non avevano ancora dato incarico ad alcuna impresa funebre), nell’assegnare le camere ardenti più ambite e comode e agevolare gli ingressi nell’obitorio, assumendo atteggiamenti ostruzionistici nei confronti delle imprese funebri concorrenti, estranee al sodalizio criminale costituito.
Ciò, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, costringeva queste ultime ditte a subire rigide e pretestuose applicazioni del regolamento in termini di accesso all’obitorio e vestizioni delle salme. In tale modo, le ditte funebri coinvolte che si sarebbero dovute occupare di diversi servizi a loro spettanti, conseguivano evidenti risparmi dei costi che diversamente avrebbero dovuto sostenere per remunerare il personale dipendente a differenza di quelle estranee che erano costrette ad applicare tariffe superiori per i servigi resi a causa della concorrenza sleale patita.
La prospettiva accusatoria ha stimato il giro di affari in circa € 100.000 l’anno, con un ricavo, per ogni operatore sanitario, tra i 15.000 e 20.000 Euro.
Le imprese funebri invece, sempre secondo la prospettiva accusatoria, avevano dei risparmi nei costi di gestione, attraverso il sistema posto in essere tra il 50 e il 70%, nella considerazione che, per ogni vestizione, pagavano somme che variavano tra 30 e 60 Euro a fronte di 120 – 140 Euro che avrebbero diversamente dovuto sborsare.
37 complessivamente le persone coinvolte a vario titolo nell’attività illegale e deferiti alla competente Autorità Giudiziaria, di cui 16 sottoposti alle odierne misure.
@Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – Ufficio Stampa