ESSERE DI DESTRA (O CONSERVATORI)

13 Luglio 2020: FONTE – Movimento Conservatore Stella d’Italia –

 

L ‘espressione “di desta” o “di sinistra” nel linguaggio politico nasce in Francia nel 1879 quando sotto il Re Luigi XVI furono convocati gli Stati Generali (il presidente Conte pensa di essere originale!) in cui all’interno dell’emiciclo gli esponenti più conservatori del Terzo Stato si sedettero alla destra del Presidente dell’Assemblea mentre i membri più radicali e rivoluzionari si sedettero alla sua sinistra. Da li in poi si consolidò la sistemazione dell’emiciclo con i difensori dell’antico regime (oggi diremmo delle tradizioni e dei valori) a destra e coloro favorevoli alle rivoluzione (oggi diremmo mondializzazione) a sinistra.

Lasciamo da parte le storia, la filosofia ed il pensiero politico dell’età contemporanea e analizziamo cosa vuol dire essere conservatore oggi in Italia. Come vive oggi un cittadino italiano che si riconosce nei valori della destra? Che cosa vuol dire, nei fatti, essere di destra?

Vuol dire avere ottime possibilità di essere condannato ad una qualsiasi pena indipendentemente dai reati o fatti commessi se portati davanti ad un giudice;

vuol dire subire ogni anno il 25 aprile le conseguenze della stortura della storia, obbligati ad osannare una resistenza che non c’è mai stata – se no solo crimini efferati contro altri italiani – e se ce stata, una parte consistente di essa voleva instaurare un regime dittatoriale peggiore di quello contro cui millantava di combattere;

vuol dire essere derisi solo perché non ci si allinea al loro pensiero che deve essere unico e dominante da una serie di sedicenti intellettuali che non tollerano che qualcuno possa pensare con la propria testa convinti di possedere la Verità in quanto superiori per nascita;

vuol dire guardare con schifo la facciata esterna di un palazzo pubblico deturpato da uno striscione  con la scritta “verità per Giulio Regeni” sapendo che alla netta maggioranza degli italiani di codesta faccenda non interessa assolutamente nulla ma che avrebbe voluto vedere una striscione con la scritta “verità per i nostri marò”;

vuol dire vedere zone della propria città popolata solo da persone di Razza, cultura e religione non italiana (in alcuni casi in contrasto ad essa) in cui non valgono le leggi a cui tutto il popolo è soggetto (pena conseguenze) e soffrire maledettamente perché si è consapevoli che li risiede la decadenza irreversibile della nostra Patria che un tempo difendeva i confini e oggi ne agevola la violazione. Tutto causato scientemente dai governi di sinistra;

vuol dire essere cosciente di avere un Presidente della Repubblica che non ha cuore il bene ed il benessere degli italiani,  non imparziale il cui cuore batte solo per la sinistra e che per essa è disposta a sacrificare i principi democratici, che permette (ad esempio) che un Di Maio con la sua palese e totale impreparazione ed inadeguatezza possa essere Ministro degli Esteri, che consente che i diritti garantiti dalla Costituzione vengano calpestati da un burattino foggiano non eletto da nessuno in nome di una pandemia più presunta che vera;

vuol dire rendersi conto di subire quotidianamente l’incapacità di molti occupati nella Pubblica Amministrazione (dall’alto dirigente di un ministero ad un semplice operaio o impiegato di una piccola azienda partecipata di un comune) che per inadeguatezza nel ricoprire il ruolo (avuto per “grazia ricevuta” da un partito o da un sindacato) incrementa la burocrazia ed aggrava procedure amministrative che potrebbero essere semplici rendendo impossibile la vita del cittadino che ha necessità di fruire dei servizi abbassando così la qualità della vita dell’intera nazione;

vuol dire non capire perché le azioni dei governi degli ultimi anni siano mosse da un odio viscerale verso la macchina produttiva del Paese e tutto ciò che produce ricchezza per esaltare l’assistenzialismo che ha l’unico fine di rendere tutti più poveri e non capire per quali ragioni le aziende di medie e grandi dimensioni ed in perfetta “salute” rimangano eroicamente a produrre in Italia.

Ecco questo ed altro vuol dire esser un conservatore: soffrire per quanto quotidianamente si è costretto a vivere e subire. Anche un cittadino vicino alle ideologie di sinistra (ammesso che ve ne sia una!) subisce i disagi di una politica che ha l’unico scopo la distruzione del tessuto sociale, economico e culturale dell’Italia solo che a differenza del conservatore non è cosciente di quanto sta accadendo e passivamente o per il sempre verde “quieto vivere” subisce e non osa dire e fare niente.

Ribellarsi alla decadenza con piccoli gesti, ragionare sempre con la propria testa senza dare in appalto i pensieri e ragionamenti alla televisione e giornali, studiare ed informarsi, far valere i diritti universali, pensare prima al bene generale e poi al particolare, rimanere intelligenti: questo oggi vuol dire essere conservatori.

 

Emanuele LAINA

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