14 Aprile 2019: FONTE – MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE – Resolute Support –
Ieri sera, all’interno del compound sede dell’Ambasciata d’Italia in Afghanistan, la piccola comunità cristiana di Kabul, guidata da padre Giovanni Scalese, prete barnabita titolare della Missio sui iuris dell’Afghanistan, ha voluto celebrare la Domenica delle Palme piantando un alberello di ulivo, simbolo di pace, di fronte alla cappella della sede diplomatica.
La cerimonia, che ha preceduto il tradizionale rito liturgico della benedizione degli ulivi e processione della domenica delle palme, ha visto la presenza dell’Ambasciatore d’Italia in Afghanistan, Sua Eccellenza dott. Roberto Cantone, del Comandante della Divisione Supporti del Quartier Generale della Missione a guida NATO Resolute Support, Generale di Divisione Massimo Panizzi, di una piccola rappresentanza del contingente militare italiano di stanza a Kabul, dei Carabinieri dell’Ambasciata italiana e dei fedeli della comunità cristiana della città, tra cui alcune suore di Madre Teresa di Calcutta e membri dell’Associazione intercongregazionale “Pro Bambini di Kabul”.
Quest’ulivo – ha sottolineato padre Scalese nel suo intervento – proviene da Nazaret, in Terrasanta, ed è stato donato alla Missione, il 1° luglio 2017, da Fratel Carlo Fondrini, guanelliano, Direttore del “Centro per bambini disabili”, gestito nella capitale afghana dalla ONLUS italiana “Pro Bambini di Kabul”.
Kabul non è certo l’ambiente ideale per gli ulivi e, per questo, il piccolo albero è stato invasato ed è rimasto, per quasi due anni, dietro la chiesa dell’Ambasciata, esposto ai raggi del sole durante l’estate e protetto dalla serra durante l’inverno.
L’ulivo è stato sempre considerato simbolo di pace. L’origine di questo simbolismo si trova nel racconto del diluvio universale, al termine del quale Noè fece uscire dall’arca una colomba e questa «tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra» (Gen 8:11).
Questo albero – ha detto padre Scalese – vuole essere come il ramoscello di ulivo nel becco della colomba: l’annuncio della fine di un periodo buio e l’inizio di un periodo luminoso nella storia dell’Afghanistan. Lo chiameremo perciò Ulivo della pace.
“Il contributo che la piccola comunità cristiana in Afghanistan può offrire alla pacificazione e alla ricostruzione di questo paese è limitato” – ha continuato il prete barnabita – “anche se i segni della sua presenza in questa terra sono, nella loro povertà, pur sempre significativi: il servizio ai più poveri fra i poveri; l’assistenza ai più bisognosi e la formazione dei meno fortunati.
Ma, al di là del soccorso umanitario, la comunità cristiana possiede un’arma segreta che può produrre effetti inimmaginabili, infinitamente superiori a quelli che possono realizzare i nostri sforzi materiali: la preghiera. Nessuno potrà impedirci di vedere nel processo di pace in corso, oltre che il risultato dell’impegno encomiabile di tante persone di buona volontà, anche e soprattutto il frutto della consacrazione al Cuore immacolato di Maria, che abbiamo compiuto in questa chiesa il 13 ottobre 2017, al termine del centenario delle apparizioni di Fatima.
Ora la messa a dimora di questo ulivo proveniente da Nazaret — dove il Principe della pace ha posto le sue radici in mezzo agli uomini — vuole esprimere l’auspicio che la pace metta radici in questa terra martoriata da interminabili anni di guerra. Possa davvero realizzarsi la profezia di Isaia: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà piú la spada contro un’altra nazione, non impareranno piú l’arte della guerra» (Is 2:4).”
TESTO E FOTOGRAFIE DI PROPRIETÀ – – MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE – Resolute Support-