La Polizia arresta narcotrafficante Vincenzo Crisafi

21 agosto 2014 – FONTE – Web News Polizia di Stato.

Il 24 luglio scorso era sfuggito all’esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dal Procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta “Puerto Liberado”. Vincenzo Crisafi, considerato dagli investigatori molto vicino alle cosche della ‘Ndrangheta Romeo e Giorgi di San Luca, è stato catturato ieri sera nella Capitale dagli uomini del Servizio centrale operativo, insieme agli agenti delle Squadre mobili di Reggio Calabria e Roma e del commissariato di Siderno (RC).

Il latitante è stato riconosciuto e fermato dagli investigatori della Polizia di Stato in via Appia, nel quartiere San Giovanni, e non ha opposto alcuna resistenza. Crisafi, nato a Locri e residente a San Luca, è accusato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti importate in Italia dall’estero, attraverso i porti di Rotterdam (Paesi Bassi), Napoli, Salerno, Genova e Gioia Tauro (RC), nonché numerosi altri delitti legati al traffico di cocaina.

In particolare l’arrestato è considerato il rappresentante dell’organizzazione criminale in Germania e Olanda. Le indagini che hanno portato all’arresto del ricercato, furono avviate nel marzo 2011, in seguito al sequestro di una partita di cocaina occultata all’interno di un container arrivato nello scalo di Gioia Tauro. Gli investigatori individuarono l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminale, radicata nel territorio della Piana, che avvalendosi della collaborazione di personale infedele della società di gestione della banchina merci del porto calabrese, provvedeva a far passare i carichi di stupefacente in arrivo dai maggiori porti del Sud America.

Nel corso dell’investigazione sono state complessivamente sequestrate più di quattro tonnellate di cocaina purissima, che sul mercato avrebbe fruttato alle cosche della ‘ndrangheta introiti per un valore di circa 800 milioni di euro. Secondo gli investigatori inoltre, il compenso per l’organizzazione veniva pagato con una parte del carico importato, corrispondente a un quantitativo variabile in relazione al peso specifico criminale della cosca importatrice, tra il 10 e il 30 per cento del totale del carico.

 

 

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