IL DOVERE DI COMBATTERE L’ODIO

25 Maggio 2019: FONTE – Movimento Conservatore Stella d’Italia –

In questo momento storico – era post-ideologica- si sta vivendo un aspro conflitto tra ideologie nate, cresciute e decedute nel secolo scorso: comunismo e fascismo.  La lotta è però tra entità differenti: i comunisti (o post- comunisti), vivi e vegeti, combattono un nemico ormai defunto.

È mia abitudine partire sempre dalle definizioni che aiutano a capire meglio l’oggetto di una discussione.

La definizione di fascista che il dizionario dà è: “colui iscritto al Partito Nazionale Fascista”. Il dato è incontestabile: il PNF ha terminato la sua esistenza la notte del 27 luglio 1943. Quindi, per ovvie ragioni, non ci possono essere fascisti, o anche se ci fossero individui iscritti al PNF fino al 1943, oggi avrebbero un’età maggiore o uguale a 90 anni, caratteristica che fa perdere quella pericolosità sociale tanto novellata dalla storia.

Nell’attuale scena politica italiana si fanno sentire anche “i liberatori” che la storia reale individua nell’Esercito Alleato, ma che la storia falsata e ideologizzata individua nei partigiani.  Definizione di partigiano: “durante la seconda guerra mondiale, chi apparteneva ad un movimento di resistenza contro i nazifascisti”.  La guerra è finita nell’aprile 1945. Quindi, per ovvie ragioni, non ci possono essere partigiani, o anche se ci fossero individui che hanno fatto parte di formazioni partigiane (alcune delle quali bramavano di instaurare il regime comunista) fino al 1945, oggi avrebbero un’età maggiore o uguale a 90 anni, caratteristica che fa perdere quella pericolosità sociale – ma eroica – tanto novellata dalla storia.

Vediamo i comunisti. Definizione: “chi appartiene ad un partito comunista o ad un movimento politico di ispirazione comunista”. Il comunismo (forse) è morto nel 1989. Quindi, per ovvie ragioni, non ci dovrebbero essere comunisti, o – e qui sta la differenza con il nemico fascista –  se ci fossero individui iscritti al Partito Comunista Italiano fino al 1989, oggi avrebbero un’età maggiore o uguale a 50 anni, età che permette di lavorare e operare nella società attuale. Per una ottima capacità organizzativa, di indottrinamento e disciplina di partito –  che io riconosco e quasi invidio -, il PCI è riuscito a formare i suoi giovani aderenti che oggi ricoprono incarichi di potere e prestigio nella cultura, nella magistratura, nell’economia e nella finanza.  Anche se i comunisti di un tempo si sono evoluti in progressisti, hanno continuato a mantenere il tratto caratteristico della dottrina politica con cui si sono formati: l’odio. Alla nascita la dottrina comunista imponeva l’odio (un tempo forse a ragione) verso le classi agiate, i detentori del potere ed il capitale, ma con il passare del tempo il comunista si accorge che il tanto odiato potere e capitale non fanno poi così schifo, fino a diventare egli stesso il detentore del potere, della cultura, del capitale e della finanza, elevandosi ad elite e classe agiata. Se un comunista vissuto tra il 1917 (rivoluzione sovietica) al 1989  (morte) potesse vivere nel 2019, sarebbe un comunista anticomunista! Nell’evoluzione da proletario a capitalista l’unica costante che ha caratterizzato il comunista e che tutt’ora contraddistingue il sinistroide è l’odio per l’avversario politico.

Tutte le idee e le azioni politiche che non sono funzionali al mantenimento dello stato di comunista-capitalista vanno annullate e i loro divulgatori vanno soppressi. Quasi sempre, non riuscendo a contrastare le idee avversarie, ci si concentra sulla persona. Ed ecco allora che gli intellettuali (o sedicenti tali), magistrati, giornalisti, aspiranti pensatori e banchieri, avendo percepito di essere ormai in minoranza sono costretti ad inventare e combattere un nemico esumando i fascisti.

Ispirandosi alla frase di Cicerone “la vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi”, ecco che assistiamo alla esumazione in massa eseguita dall’elite comunista di fascisti, nazisti, squadristi, nazionalisti e populisti, razzisti, colpevoli di non adeguarsi al pensiero “sinistro” e di non chinarsi alla sua volontà. La nuova definizione di fascista è quindi “colui che non condivide e si ribella alle idee progressiste imposte dall’elite post-comunista, detentrice dell’unica verità e unica componente sociale a sapere come si sta al mondo”.

Al servizio di questi signori nascono e crescono una serie di altri soggetti che ne condividono i valori ma soprattutto i metodi di azione, amplificando e potenziando l’ideologia e il pensiero delle elite. Quindi abbiamo: i centri sociali con gli antagonisti che sono contro tutto; il movimento No TAV, nato dalla sinistra e ora sostenuto dal movimento di sinistra “5 stelle” in cerca di qualcosa o di qualcuno da odiare, al quale dell’ipotetico impatto sull’ambiente causato dai lavori di perforazione  non importa niente, ma è ormai votato alla lotta e alla ribellione sociale per giustificare la sua esistenza; le ONG che collaborano a fini di lucro con i trafficanti di uomini, ignorando le regole imposte dagli stati, perché godono della copertura della magistratura, degli “intellettuali” e degli imprenditori dell’accoglienza; i movimenti gender, gay, lesbo che accusano il mondo per la diversità che loro stessi non accettano e, spinti dall’egoismo e dall’odio e aiutati dal pensiero unico e politicamente corretto,  chiedono diritti per tutto.

Immagino una manifestazione del “gay pride” ideata e sostenuta dai comunisti-elite di oggi che sfila  davanti all’Armata Rossa o alle forze di sicurezza della patria del comunismo anche solo 30 anni fa!

Per quanto sopra esposto è fondamentale contrastare e rompere questa gabbia culturale in cui ci troviamo, esprimendo e divulgando le idee contrarie a questa minoranza potente e rumorosa gridando che la via intrapresa sulle politiche sociali, economiche, educative e culturali sta compromettendo la tenuta del patto sociale che ogni cittadino ha sottoscritto alla nascita con le istituzioni.

Bisogna quindi essere conservatori, conservare e difendere quello che è naturale (che ci ha dato la Natura!), normale, quello che i nostri genitori e nonni ci hanno lasciato come le tradizioni, la cultura, l’educazione, il lavoro, il rispetto per se per gli altri e per l’Autorità, l’ingegno, le aziende, lo spirito di sacrificio e di adattamento, i monumenti: gli stessi valori che hanno fatto grande la nostra Patria e che non dobbiamo per nessuna ragione perdere.

Pertanto è mio dovere essere e agire da anti-antifascista, da no-notav, da antagonista degli antagonisti…

Emanuele LAINA

Il Segretario Politico Movimento Conservatore Stella d’Italia

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