Fonte: wionews.com
Il sito di notizie francese Intelligence Online ha riferito nel novembre dello scorso anno che la Cina sta facendo pressioni sull’Argentina per costruire una base navale a Ushuaia, nella provincia della Terra del Fuoco.
La base avvicinerà Pechino all’Antartide e le consentirà di controllare il passaggio tra gli oceani Atlantico e Pacifico.
Secondo l’intelligence indipendente e i resoconti dei media locali, la Cina sta cercando di stabilire una “porta” per l’Antartide costruendo un porto nella Terra del Fuoco che potrebbe fungere da base navale.
In particolare, la punta meridionale dell’Argentina dista solo 680 miglia dalla costa antartica.
I rapporti nella pubblicazione suggeriscono anche che Shuiping Tu, funzionario del Partito Comunista Cinese (PCC) con sede in Argentina, abbia già finalizzato l’intera questione con Gustavo Melella, il governatore provinciale. L’area proposta sarà accessibile solo al personale militare cinese.
Tu rappresenta la società statale HydroChina Corp e la gestisce in Sud America. La Cina ha effettuato ingenti investimenti nella regione, consentendo al PCC di acquisire influenza e mettendolo in una posizione strategicamente significativa.
I funzionari avevano precedentemente sottolineato che gli investimenti cinesi in Argentina non influiranno in alcun modo sulla sovranità del paese.
Gli esperti affermano che una base nella regione aiuterà la Cina a intercettare le comunicazioni regionali con un chiaro impatto economico e strategico, portando a una chiara e massiccia interferenza del Paese negli affari internazionali.
“Un’eventuale base cinese a Ushuaia consentirebbe a Pechino di avere un’enclave permanente nell’emisfero australe, con una proiezione verso l’Atlantico meridionale, che, a seconda delle condizioni negoziate con l’Argentina, potrebbe consentire la costruzione di strutture, nonché la presenza di unità navali e contingenti militari in questo quadrante”, ha dichiarato Alberto Rojas, direttore dell’Osservatorio per gli affari internazionali presso l’Università Finis Terrae del Cile, a Diálogo, una rivista militare digitale pubblicata dal Comando meridionale degli Stati Uniti.
“Il progetto Belt and Road [BRI] annunciato dalla Cina nel 2013 cerca di avere una chiara proiezione verso quest’area del continente”, ha affermato Rojas. “E se questa base di Ushuaia si concretizza, potrebbe diventare la prima di tante altre, sia sulle coste atlantiche che sul Pacifico o nell’area andina”.
La Cina ha attualmente tre basi operative all’estero. La più importante è a Gibuti, nell’Africa orientale, la prima base navale d’oltremare della Cina istituita nel 2017. È stato il risultato degli sforzi per prevenire gli attacchi dei pirati somali alle navi mercantili che si muovevano attraverso il Golfo di Aden. Il percorso collega il Mar Rosso all’Oceano Indiano.
Poi c’è la base navale di Ream in Cambogia che funge da punto importante per Pechino nel sud-est asiatico. Rojas afferma che la Cina gode di un’autonomia di alto livello sia nella base che nell’area circostante, tanto da aver già costruito un nuovo porto.
“E c’è la base in Tagikistan, in costruzione nella regione autonoma del Gorno-Badakhshan, che confina con Cina e Afghanistan, con la quale Pechino cerca di rafforzare la sua presenza in Asia centrale”, ha detto Rojas.