LA FINE DELLA FINE

14 Aprile 2020: FONTE – Stella d’Italia News –

 

E venne il giorno 14 aprile 2020: la fine della fine. La chiusura della Nazione è stata disposta dal 9 marzo scorso e di decreto in decreto si era arrivati ad avere 37 giorni di inattività che porterà al collasso dell’economia. Poteva bastare. Invece NO. Economia bloccata fino ad almeno il 4 maggio con sicura proroga verso l’infinito. Il collasso dell’economia sarebbe stato troppo poco. Si è deciso per il coma irreversibile seguito dalla morte.

Io non ho mai sottovalutato la gravità della situazione sanitaria, l’aggressività del virus, gli sforzi fatti e la professionalità dimostrata dagli operatori sanitari e dagli esperti per fronteggiare la malattia. Sono certo che in alcuni ospedali alberga la sofferenza e la disperazione e non è mia intenzione entrare nel merito scientifico della questione. Vorrei ragionare solo sui freddi numeri forniti dalla protezione civile per capire se la decisione del governo di prorogare le misure restrittive per altri (forse) 21 giorni e condannare a morte l’Italia, buttare nell’immondizia la settima potenza industriale del mondo e la seconda nazione in Europa per capacità produttiva del manifatturiero, sia giustificata o meno.

Nel 2019, da fonte ISTAT, in Italia ci sono stati 647.000 morti cioè la media di 1.772 decessi al giorno. Il più grande mistero che si nasconde dietro a questa questione del coronavirus -che la protezione civile non svela- è se i morti legati direttamente o indirettamente al coronavirus che ogni sera ci vengono forniti sono da sommarsi o no agli “ordinari” deceduti giornalieri che in Italia ci sarebbero comunque stati per vari motivi anche senza l’avvento del coronavirus. Senza questa precisazione non si potrà mai capire la vera portata e gravità del fenomeno che stiamo vivendo e per il quale la nostra vita sta subendo e subirà radicali cambiamenti.

Nella solita conferenza stampa della protezione civile del giorno 10 aprile è stato evidenziato che ben il 63% dei deceduti per cause inerenti al coronavirus aveva 3 o più patologie concomitanti, il 20% aveva 2 patologie concomitanti e il 15% aveva 1 patologia. Per il 2% dei deceduti la causa di morte è stato esclusivamente il maledetto virus. Ad oggi i contagiati sono 159.516, i deceduti positivi al tampone sono 20.465 quindi 409 (il 2%) persone sono morte esclusivamente per il coronavirus. Molti affermano che i morti potrebbero essere molti di più, che la protezione civile non ci dice la verità. Ok, non fidiamoci e quindi raddoppiamo tutte le cifre: 319.032 contagiati, 40.930 morti per cause legate al virus (quindi 818 morti riconducibili solo ed esclusivamente al coronavirus; arrotondiamo a 1.000!) dal periodo dal 21 febbraio – giorno della notizia del primo contagiato in Italia, a Codogno- fino a ieri 13 aprile:53 giorni.

Ora però ragioniamo sui numeri totali forniti ad oggi dalla protezione civile (ma noi non ci fidiamo e li raddoppiamo) mettendoli in relazione alla popolazione italiana che ricordo essere nel 2019 60.317.000 abitanti. Così facendo abbiamo che la percentuale degli italiani contagiati dal Coronavirus nei primi 53 giorni è (319.032/60.317.000=0,0052×100=) lo 0,52% della popolazione mentre il numero dei deceduti è (40.930/60.317.000=0,00068=) lo 0,068%. Percentuali che con il tempo sono destinati a salire ma per avere termine di paragone evidenzio che l’Italia (prima del coronavirus) perdeva ogni 30 giorni lo 0,088% della popolazione. La percentuale invece degli italiani deceduti esclusivamente per il coronavirus, che non avevano altre patologie (che avevamo raddoppiato e arrotondato a 1000) e’ lo 0,0016%.

Inoltre, da quanto si apprende dai dati della protezione civile, per il decimo giorno consecutivo i pazienti ricoverati in terapia intensiva ed il numero dei ricoverati negli ospedali è sceso costantemente in modo tale da allentare la pressione sulle strutture sanitarie.

 

Analizzati i freddi numeri a livello nazionale (che potrebbero avere un altro significato a livello locale) proviamo a metterci nei panni del decisore politico, colui che guida la settima potenza industriale del mondo pur con una economia zoppicante, lo statista che sente il peso della responsabilità del comando e in momenti particolarmente delicati della storia può e deve prendere decisioni non sempre condivisibili e comprensibili dal popolo, quello che analizza tutti gli aspetti di un problema e ne valuta tutte le conseguenze.

 

Considerato che:

– le restrizioni in Italia durano già da 37 giorni e la popolazione ha capito il concetto del distanziamento sociale ed il modo di comportarsi nei luoghi affollati;

– la pressione sulle strutture sanitarie si sta allentando e l’organizzazione delle stesse è in fase di miglioramento ed incremento nel numero;

– il numero dei guariti dal contagio è in costante crescita;

– Il numero dei contagiati, che è solo leggermente in calo, riguarda una percentuale decimale dell’intera popolazione ed i contagiati sono concentrati soprattutto in alcune regioni;

– Il numero dei decessi su base nazionale non si discosta di molto da quello degli altri anni;

– l’economia italiana dopo 37 giorni di fermo della produzione e blocco di molte attività commerciali difficilmente si riprenderà se non in tempi lunghissimi;

– non esiste paese al mondo (anche il più ricco) la cui economia può stare ferma per periodi indefiniti (60, 70 forse 90 giorni) senza avere conseguenze irreversibili che ne decretano il sicuro fallimento;

– le innegabili scarse capacità dimostrate dal governo nei primi 37 giorni di restrizioni nell’attuare in tempi rapidi misure atte a rimediare ai danni subiti dalle aziende e famiglie (nessuno si è ancora visto riconoscere un solo euro di aiuto) e a contrastare la nascente povertà con conseguenti probabili disordini sociali, incapacità che in periodi più lunghi può solo peggiorare;

che cosa farebbe un Winston Churchill? Dotato di coraggio che “l’ora più buia” impone di avere, si prenderebbe la responsabilità di iniziare a far ripartire le attività produttive e commerciali in modo graduale, con le dovute precauzioni di sicurezza sanitaria per i lavoratori e con modalità differenti in zone d’Italia più colpite dal virus per iniziare a far arrivare un po’ di ossigeno all’economia da 37giorni in “rianimazione”. Uno statista che ha cuore la propria nazione non permetterà mai che la cura diventi peggiore del male, non guiderà mai il proprio paese verso in baratro. Invece NO. Restrizioni per altri 20 giorni e sicuramente oltre. Il nostro presidente del consiglio ha delegato completamente l’azione di governo a degli sconosciuti e confusi virologi i quali si sono convinti, e ci hanno convinti, che l’Italia sia un grande lazzaretto da cui si potrà uscire solo quando i contagi e i morti per coronavirus saranno azzerati. Quando questo succederà la nostra amata patria non esisterà più.

Quindi per tutelare lo 0,XX della popolazione si è deciso di “sacrificare” il restante 99,XX%. La cura peggio del male. L’ottimo nemico del buono. E come disse il vero Churchill “mai così tanti dovettero così tanto a così pochi”.

 

Sono pessimista e spero di sbagliarmi.

Emanuele LAINA

 

FOTO – DAL WEB –

 

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