10 Febbraio 2019: FONTE -Stella d’Italia News-
Nei giorni tragici del settembre 1943 quel grande apparato militare forgiato in secoli di guerre patriottiche, si disintegrò lasciando sole le popolazioni italiane delle frontiere orientali e per l’Istria e la Dalmazia iniziò il calvario. sulle popolazioni inermi calarono le bande criminali di Tito assetate di sangue per uccidere, stuprare, derubare, umiliare, scacciare gli italiani e la loro memoria. i Leoni di San Marco scalpellati via, le carni vive consegnate alle orribili foibe con un sadismo degno delle peggiori belve.
Non era guerra, non era vendetta, non era altro che il deliberato massacro terroristico per eliminate l’etnia italiana da quelle terre fecondate dal lavoro e dall’ingegno italiano, terre di San Marco dove Venezia e ancora oggi, nonostante le devastazioni ben visibile.
Tornare in Istria, terra bellissima, vuole dire immergersi in un sogno, vedere “l’isole di sasso che l’olivo fa d’argento” come cantò D’annunzio, le acque cristalline, cimitero di italiani annegati con una pietra legata al collo, le case, vuoti involucri di vite spezzate che furono felici, i cimiteri abbandonati dove i nomi italiani sbiadiscono nel sole generoso istriano.
Superare l’impatto emotivo, ricondurre l’incubo al sogno, fare un bagno senza pensare agli annegati o una passeggiata senza pensare agli infoibati è, dopo settant’anni, necessario ma per fare questo bisogno fare i conti con questo passato, affrontarlo, esorcizzarlo, consegnarlo alla storia sottraendolo al presente.
Ma per farlo bisognerà non limitarsi alle parole, anche se importanti, dette dal Presidente Mattarella sulle Foibe e sullo scandalo della loro negazione. Bisognerà rendere la negazione delle foibe un crimine come è la negazione della Shoa, bisognerà revocare la spregevole decorazione conferita al boia degli italiani, Tito si fregia ancora, nell’inferno in cui è sicuramente sprofondato, della massima onorificenza conferita dalla Repubblica Italiana, bisognerà sanzionare e zittire l’ANPI che nega con violenza le foibe, che è ancora rancorosamente legata all’odio. E bisognerà che le genti slave che occupano le nostre terre istriane e dalmate riconoscano i torti fatti agli italiani con chiarezza e si adoperino per risarcire i superstiti dell’olocausto istriano dalmata dei beni perduti, delle persone trucidate, delle violenze inaudite subite.
Se ci sarà questa presa di coscienza allora potremo finalmente perdonare ma mai dimenticare, dimenticare il passato vuole dire tradirlo e gli italiani d’Istria e Dalmazia sono già stati fin troppo traditi da settant’anni a oggi.
Andrea Marrone