27 Giugno 2018: FONTE – Polizia di Stato –
È finita l’odissea dei 113 migranti salvati dalla nave mercantile Maersk e finalmente sbarcati nel porto di Pozzallo in provincia di Ragusa. Ma è anche finita per il momento la carriera di scafista del giovane ventinovenne sudanese che, con un’imbarcazione di legno, si messo in mare con il suo carico di disperati, molti suoi connazionali.
Una foto lo inchioda alle sue responsabilità, una foto in cui sorridente, con il timone della bagnarola in una mano ed il telefono satellitare “Thuraya” nell’altra, si offre alla fotocamera di un migrante.
È il ventesimo scafista arrestato quest’anno a Pozzallo; lui e i suoi “colleghi” hanno trasportato 3.091 immigrati nell’hot spot della provincia ragusana.
Numeri dietro le quali si nascondo storie di cercatori di fortuna che pagano anche 5 mila dollari per arrivare sulle coste europee.
Incredibilmente il salto più pericoloso, quello sul mare per raggiungere l’Italia, è il meno caro: costa mediamente 700 euro. Tanto devono pagare per rischiare la vita su quelle bare a motore pur di poter continuare a sperare.
Ma le indagini hanno accertato anche altro: gli investigatori ci dicono ad esempio che lo scafista non è stato scelto all’ultimo momento tra i migranti ammassati nella connection house ma è comparso dopo segno di un accordo preventivo e di una organizzazione criminale che ha seguito le ultime fasi del viaggio sino all’imbarco sulla spiaggia dove l’arrestato ha preso il comando della barca e dell’ultima fase operativa della sua missione: allontanarsi dalle coste libiche e telefonare per chiedere soccorso.
TESTO E FOTOGRAFIE DI PROPRIETA’ – POLIZIA DI STATO –