08 Febbraio 2017: FONTE – Polizia di Stato –
Avevano costituito una capillare rete di spaccio, arrivando ad assicurarsi quasi il monopolio della vendita di droga nelle principali piazze di Trento, ma l’attività dei criminali è stata interrotta dagli agenti della Squadra mobile trentina al termine dell’indagine denominata “Mandinka 2”.
Sono in totale nove le persone arrestate in esecuzione delle ordinanze cautelari emesse dall’autorità giudiziaria per il reato di traffico di sostanze stupefacenti; si tratta di sette richiedenti asilo provenienti dall’Africa centrale e due italiani.
Durante l’operazione è stata arrestata un’altra persona, anch’essa originaria dell’Africa, con l’accusa di resistenza e violenza a pubblico ufficiale; eseguita anche la misura cautelare dell’obbligo di dimora nei confronti di un richiedente protezione sussidiaria, anche lui originario dello stesso Paese.
Denunciati in stato di libertà altri 24 richiedenti asilo coinvolti a vario titolo nell’indagine.
L’attività investigativa trae origine dalla prima parte dell’operazione “Mandinka”, conclusasi un anno fa, durante la quale, dopo alcuni casi di overdose verificatisi a Rovereto e a Trento, venne scoperto che la droga era venduta dai richiedenti asilo ospitati nel centro di Marco di Rovereto (Trento) e in altre strutture della provincia.
Grazie a quella indagine la Mobile di Trento comprese che dietro alle richieste d’asilo si potevano nascondere persone che volevano costituire organizzazioni criminali per il compimento di traffici illeciti.
Gli investigatori trentini hanno accertato che il gruppo criminale acquistava a Roma la droga, in prevalenza eroina e hashish, per poi spacciarla nelle piazze di Trento e nei pressi delle scuole.
Per eludere i controlli gli spacciatori comunicavano tra loro utilizzando whatsapp, mentre per incrementare il loro giro d’affari avevano coinvolto un certo gruppo di tossicodipendenti italiani, i quali consegnavano le dosi ai loro amici in luoghi diversi da quelli soliti, più controllati dalla polizia.
Quelli di loro che erano in cura al SerD (Servizi per le dipendenze patologiche), ottenevano eroina in cambio di metadone (usato in medicina per ridurre l’assuefazione nella terapia sostitutiva della dipendenza da stupefacenti), che poi veniva nuovamente immesso sul mercato e venduto ad altri clienti.