24 giugno 2016: FONTE -Unione Stella d’Italia-
L’Europa Unita ha perso un pezzo e questo non è bello però vorrei soffermarmi su alcuni particolari che, forse, renderanno meno sconvolgente questo divorzio da una moglie affascinante ma pretenziosa ed avara, nonché infedele.
Per prima cosa dovremmo chiederci se, in effetti, la Gran Bretagna sia mai stata veramente parte dell’Europa Unita. Non solo non ha abbandonato la sua moneta nazionale, la Sterlina, a favore dell’Euro ma ha sempre posto paletti, distinguo e cavillose pastoie al governo comunitario. Del resto le isole britanniche non si sono storicamente mai sentite parte dell’Europa e hanno costantemente ostacolato non solo i vari tentativi di unificazione europea ma anche la crescita di imperi rivali o di stati nazionali troppo potenti e quindi possibili concorrenti per il dominio della economia mondiale a cui Londra ha sempre aspirato.
In fin dei conti noi italiani dobbiamo a questa politica, a quei tempi in funzione sia anti austriaca che anti francese, l’appoggio inglese alla riunificazione della penisola italiana sotto l’egemonia del Regno di Sardegna e quindi, per quella volta ci è andata bene.
Ma torniamo alla Unione Europea: dove era l’Unione Europea, a quel tempo rappresentata nella sua politica estera da una inglese quando l’India ha sequestrato due nostri militari in missione? E come mai l’Inghilterra, insieme alla Francia di Sarkozy, hanno attaccato la Libia con la chiara intenzione di soppiantare l’Italia come partner privilegiato dello sfruttamento del gas e petrolio libici?
Ora sarebbe anche il caso, ma non lo faremo, di commentare che in questa costruzione europea a uso e consumo della finanza internazionale e delle banche ogni paese si fa gli affari suoi con una spudoratezza immensa e, nel fare gli affari suoi, non si cura di danneggiare gli affari dei suoi coinquilini europei a cui, magari, chiede poi di fare sacrifici per pagare errori altrui. Però è il caso di dire che l’Inghilterra non è mai stata seconda a nessuno nel suo egoismo e che quindi, a mio modo di vedere, la sua uscita dall’Europa Unita non sarà affatto una gran perdita.
Ora tutti si strappano i capelli dicendo che questa mossa ci danneggerà, e io non vedo come e, soprattutto, che danneggerà gli inglesi stessi, e anche lì io non vedo come. Andiamo con ordine: l’Inghilterra, da sempre centro finanziario di enorme importanza, ha tutto l’interesse di uscire dalle strette maglie dei regolamenti europei e, con la sua politica di laissez faire, cioè di scarsa ingerenza del governo nell’economia, di sicuro attirerà molti imprenditori europei, anzi, oserei dire soprattutto italiani che, stanchi di essere vessati da burocrazia borbonica e tasse sabaude emigreranno molto volentieri in un paese che ha maggior rispetto verso chi produce ricchezza. Prevedo quindi un aumento della competitività del sistema paese britannico nei confronti del gelido conformismo alle politiche suicide di austerità imposte dalla Germania alla Europa.
E poi, ciliegina, anzi, ciliegiona sulla torta: avete sentito cosa dichiaravano gli inglesi favorevoli alla uscita dall’euro? Quasi tutti hanno menzionato l’emigrazione come uno dei motivi della loro scelta, anzi, per dirla bene non l’emigrazione ma l’invasione.
I britannici hanno la fondata paura che questa Europa non abbia idea di come gestire la marea umana che non solo sta sovvertendo l’equilibrio etnico europeo ma che ne sta devastando la sanità pubblica, il welfare, la stessa civiltà europea. L’arrivo soprattutto degli islamici sta riportando indietro l’Europa a una epoca di soggiogamento delle donne, di padri con potere di vita e di morte sui figli, di pratiche crudeli nei confronti degli animali, di intolleranza verso manifestazioni d’affetto in pubblico o verso abbigliamenti non conformi alle menti citrulle degli imam e dei mullah. Francamente non so dare torto a quegli inglesi che temono una Europa dove un paese che si crede importante, ma non lo è, come l’Italia ha nel suo governo degli inetti che ogni giorno raccontano di come gli immigrati illegali ci arricchiranno culturalmente, ci pagheranno le pensioni, apriranno partite IVA e impiegheranno i nostri figli disoccupati, ci salveranno dal calo demografico sostituendoci a noi. Che dite? Hanno torto i sudditi della perfida Albione?
Altro argomento: ora se ne andranno altri. Grande fesseria, chi se ne andrà? I tedeschi non di certo visto che, insieme ai francesi, hanno in pugno l’Europa e le impongono i loro diktat, qualche volta d’amore e d’accordo, qualche volta fingendo di litigare. I paesi dell’Est Europeo non hanno alcuna convenienza ad andarsene, il Belgio non lascerà l’Europa visto che oramai i musulmani votanti stanno per superare gli autoctoni che comunque badano solo a mangiare patatine fritte e a bere birre, l’Austria farà quello che le imporrà la Germania, come ha sempre fatto, l’Olanda ha anch’essa troppi islamici in casa per sperare in un referendum per uscire dall’Euro, la Spagna ha tutta la convenienza a restare visto che è molto efficiente nell’ottenere e investire i soldi che l’Europa le destina, l’Italia in mano a deficenti e geronti non ha gli attributi né per andare né per restare e rimarrà europea a vita bofonchiando che non se ne può più stando spaparanzata sui suoi divani e, forse, l’unica nazione che potrebbe, e secondo me dovrebbe, cercare di andarsene sarebbe la Grecia, ma non lo farà perché teme il ricatto della finanza internazionale. tra tutti quelli che rimarranno insieme per interesse, per impossibilità ad andarsene, o per vigliacca ignavia che ne è uno che vorrebbe entrare e, fono ad ora, si è riusciti a tenere fuori: la infida Turchia dell’islamista Erdogan. Se la Turchia dovesse entrare nell’Europa Unita, magari per compensare l’uscita degli inglesi, l’Europa che conosciamo, quella della civiltà dei diritti umani, del cristianesimo, della tolleranza sarà finita, tramontata per sempre come la civiltà degli antichi etruschi o dei romani.
E quindi? E quindi, amici miei, la Brexit è una realtà che forse a qualche cosa servirà, forse qualcuno a Bruxelles si chiederà se non sia il caso di rivedere qualche politica in materia economica, sociale e sulla emigrazione selvaggia. Se questo avverrà allora la Brexit sarà una immensa occasione per l’Europa.
Andrea Marrone