Il libro maledetto

13 giugno 2016. FONTE -Unione Stella d’Italia-

E’ veramente buffo vedere la falsa e strumentale indignazione di certi personaggi equivoci che, con le boccucce atteggiate a sdegno mentre sbocconcellano tartine al caviale pagate con le tasse degli italiani svillaneggiano la scelta di un quotidiano di regalare come inserto un libro che credo neppure il più sfrenato hitleriano degli anni trenta o quaranta abbia mai letto per intero: l’indigeribile e illeggibile “Mein Kampf”, la mia battaglia, scritta da Adolf Hitler, uno dei tanti assassini e criminali che hanno popolato il novecento europeo, non così efficiente come massacratore come il suo sodale Stalin ma sicuramente più adatto ad essere indicato come il male supremo. Per la verità tra i due criminali una differenza c’era ed è una importante: Hitler uccideva su basi etniche, non importava cosa avessi fatto, la tua età o sesso e neppure la tua opinione politica, se rientravi in una certa razza, magari anche solo per qualche lontana parentela per te non c’era pietà. Stalin invece uccideva chi non la pensava come a lui piaceva dovesse pensare, chi apparteneva a classi sociali indesiderabili come i borghesi o i cosiddetti kulaki, cioè i contadini ricchi dove la misura della ricchezza era spesso il numero dei figli da adibire a forza lavoro e, in generale, tutti quelli che la sua mente paranoica vedeva come possibili minacce. Non sono stati i soli, altri non hanno lasciato libri a testimoniare le loro menti malate: Josip Broz detto Tito a cui dobbiamo lo sterminio sistematico e terroristico degli italiani d’Istria, i numerosi criminali di guerra tedeschi, russi, francesi, inglesi americani e certamente anche italiani perché anche noi sappiamo essere cattivi. Però ora si grida allo scandalo per quel polpettone del Mein Kampf e chi grida allo scandalo sono quelli che sponsorizzano a parole e anche a fatti Hamas, che dichiara di voler distruggere lo stato di Israele, che fa affari con l’Iran, altro nemico giurato di Israele e degli ebrei in generale, sono gli stesso che plaudono alle intifade dove criminali musulmani massacrano ebrei inermi e disarmati. Buffo? No, magari buffo no, desolante e squallido perché tutte le volte che i radical chic fanno finta di commuoversi o di indignarsi a me sale un senso di nausea.

Non sono corso in edicola a farmi regalare il libro di Hitler, confesso di averlo letto in tempi non sospetti, per motivo di studio proprio come ho letto l’altro mattone indigeribile, “Das Kapital”, il capitale di un certo Karl Marx, un altro libro che, penso, neppure D’Alema è riuscito a leggere fino in fondo.

Il posto adatto al libro di Hitler è il cestino della spazzatura e su questo concordo con i radical chic ma per motivi diversi dai loro ma, non per questo, bisogna avere paura dei libri. Avere paura dei libri significa avere paura delle idee e avere sfiducia nella capacità della gente di capire come certe idee siano bacate, malate, banali, malefiche.

Ma già, abitiamo in un paese dove una minoranza abbiente e schifiltosa, capricciosa e viziata si arroga il diritto di decidere cosa è bene e cosa è male, crea delitti come l’islamofobia dove esprimere una opinione su quella pseudoreligione diventa un crimine da scontare con multe e prigione e poi tuona contro l’operazione commerciale, credo fallita del resto, di un quotidiano che, per far cassa, resuscita un libro che, per malvagio che sia, di per sé è solo oggetto o di studio o di curiosità e, alla fine, predica le stesse cose del corano: chi non è come te deve rimetterci la testa.

Indigniamoci piuttosto per le ragazze yazide bruciate vive, per gli avventori di un bar in Israele falciate da un commando di Hamas e per le scene di giubilo nei territori palestinesi che hanno seguito questo orribile delitto, per i cinquanta omosessuali massacrati in America da un fanatico musulmano. Hitler è morto e sepolto e con lui tutto il ciarpame nazista e chi ha paura di lui o è in mala fede o è semplicemente un cretino, l’islam invece è qui, ora e miete le sue vittime in tutta tranquillità e con la compiacente complicità dei radical chic che si indignano per un vecchio libro di cui non frega nulla a nessuno.

Andrea Marrone

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