17 Maggio 2016: FONTE -Unione Stella d’Italia-
Premetto di non avere la conoscenza giuridica di un giudice di cassazione e di non essere un docente universitario di materie giuridiche, ma di avere sostenuto solo alcuni esami all’università – ormai purtroppo un po’ di anni fa. Mi azzardo comunque ad illustrare brevemente (e nel mio stile semplificando al massimo) a chi ha la voglia di leggere i miei pensieri l’istituto giuridico dell’INFORMAZIONE DI GARANZIA, meglio conosciuto come AVVISO DI GARANZIA. Proverò a spiegare alcuni concetti che mi sembra doveroso conoscere perché ho la sensazione, se non la certezza, che sulla materia gli organi di informazione ed il mondo politico facciano volutamente un po’ di confusione.
L’informazione di garanzia, per gli amici avviso di garanzia, è “l’atto direttamente funzionale all’esercizio delle attività difensive nel corso delle indagini svolte […] che il P.M. allorché debba compiere un atto al quale ha diritto di assistere il difensore, è tenuto ad inviare alla persona sottoposta alle indagini e alla persona offesa del reato, indicando in esso le norme di legge che si assumono violate, con la data ed il luogo del fatto ed invitando l’interessato a nominare un difensore di fiducia”. Traduzione: l’informazione di garanzia è una letterina inviata da un Pubblico Ministero il quale scrive: “ Ehi amico, durante lo svolgimento di alcune mie indagini, secondo me, che per la funzione che ricopro all’interno dell’ordinamento giudiziario mi guadagno da vivere accusando le persone, il giorno x nel luogo y hai commesso il reato z. Ti ho detto questo perché è tuo diritto difenderti dalle mie accuse. Vedi di trovarti un difensore che ti possa assistere”. Tutto qui! Come si può facilmente capire, si tratta di una garanzia per coloro che sono coinvolti in un procedimento penale.
È ovvio che per il Pubblico Ministero, che ripeto di mestiere fa l’accusatore, l’indagato avrebbe commesso il reato, ma solo dopo un processo la cui durata in Italia si misura in lustri e solo con sentenza di un GIUDICE (e non del PM), si potrà dichiarare se il soggetto indagato è un delinquente o meno. Certo che per i Pubblici Ministeri il soggetto indagato è già un delinquente: è il loro lavoro considerare gli indagati delinquenti.
È ovvio che per il Pubblico Ministero, che ripeto di mestiere fa l’accusatore, l’indagato avrebbe commesso il reato, ma solo dopo un processo la cui durata in Italia si misura in lustri e solo con sentenza di un GIUDICE (e non del PM), si potrà dichiarare se il soggetto indagato è un delinquente o meno. Certo che per i Pubblici Ministeri il soggetto indagato è già un delinquente: è il loro lavoro considerare gli indagati delinquenti.
L’informazione di garanzia è diventata famosa circa 25 anni fa con quella specie di farsa di rivoluzione giudiziaria conosciuta con il nome di “mani pulite” a cui sarebbe dovuta seguire una “rivoluzione” politica. Di fatto ha dato origine a quello sgorbio conosciuto come “Seconda Repubblica”. Da “ mani pulite” in poi politicanti (soprattutto appartenenti a partiti di sinistra al tempo immuni dagli effetti di un tale vento di giustizialismo), giornalisti (soprattutto schierati a sinistra, che sono la maggioranza) e quindi l’opinione pubblica hanno sempre inteso che chiunque fosse stato raggiunto da un avviso di garanzia fosse automaticamente dichiarato colpevole del reato ipotizzato nella comunicazione a firma del pubblico ministero-star del momento. Nella storia politica italiana molti amministratori pubblici – presidenti del Consiglio dei Ministri, Ministri, parlamentari, sindaci, assessori etc.- si sono visti costretti a dimettersi perché raggiunti da avvisi di garanzia. Questo cosa ha comportato? Semplice: che il potere dei Pubblici Ministeri è lievitato in modo sproporzionato rispetto a quanto sarebbe giusto e che alla loro fantasia e volontà si è affidato e consegnato il cambiamento dello scenario e assetto politico della società, cosa che invece dovrebbe avvenire per mandato elettorale.
Con il passare degli anni più o meno tutti i partiti hanno visto indagato un loro esponente (di spicco o meno), anche quelli un tempo dispensati e che confondevano l’avviso di garanzia con la condanna definitiva. Nella numerosa compagine politica, a turno, c’è sempre stato il partito che si sentiva in dovere di elevarsi a massimo esponente dell’onestà e a tutore della legalità: dal partito comunista (in tutte le sue forme, varianti e mutazioni) fino all’ultimo arrivato Movimento Cinque Stelle che, anch’essi nella loro ignoranza foderata di onestà, addirittura espellono dalla loro struttura tutti i membri che la magistratura gli impone. Bravi!!!
Chiedere, o ancora peggio imporre, all’amministratore pubblico destinatario di un’informazione di garanzia di dimettersi è la cosa più miope, pericolosa e sovversiva che si possa fare: vuol dire dare alla magistratura la facoltà di ribaltare la volontà popolare che ha voluto, votandolo, quel sindaco o consigliere o onorevole. Si potrebbero mettere in pericolo le basi della democrazia: capirlo, oltre che semplice, è di vitale importanza per il futuro della nostra Nazione.
Tra i figli e i nipoti del vecchio Partito Comunista Italiano ogni tanto si discute ancora della cosiddetta “questione morale” sollevata per la prima volta dallo storico segretario Enrico Berlinguer, il quale la definì come “l’occupazione delle istituzioni da parte dei partiti”. Beh, fossi in loro, per onestà intellettuale nei confronti del loro leader storico, lascerei perdere la faccenda, evitando anche solo di parlarne almeno pubblicamente, dato che proprio loro sono riusciti ad “occupare” e gestire pure le bocciofile e le parrocchie, non riuscendo minimamente ad attenersi a quanto Berlinguer auspicava. In un’intervista rilasciata nel 1981 il leader storico dichiarò: “è dunque necessario difendere le istituzioni dalla partitocrazia che le ha invase”. “Dolce Enrico”…..riposa in pace!!!
Chiedere, o ancora peggio imporre, all’amministratore pubblico destinatario di un’informazione di garanzia di dimettersi è la cosa più miope, pericolosa e sovversiva che si possa fare: vuol dire dare alla magistratura la facoltà di ribaltare la volontà popolare che ha voluto, votandolo, quel sindaco o consigliere o onorevole. Si potrebbero mettere in pericolo le basi della democrazia: capirlo, oltre che semplice, è di vitale importanza per il futuro della nostra Nazione.
Tra i figli e i nipoti del vecchio Partito Comunista Italiano ogni tanto si discute ancora della cosiddetta “questione morale” sollevata per la prima volta dallo storico segretario Enrico Berlinguer, il quale la definì come “l’occupazione delle istituzioni da parte dei partiti”. Beh, fossi in loro, per onestà intellettuale nei confronti del loro leader storico, lascerei perdere la faccenda, evitando anche solo di parlarne almeno pubblicamente, dato che proprio loro sono riusciti ad “occupare” e gestire pure le bocciofile e le parrocchie, non riuscendo minimamente ad attenersi a quanto Berlinguer auspicava. In un’intervista rilasciata nel 1981 il leader storico dichiarò: “è dunque necessario difendere le istituzioni dalla partitocrazia che le ha invase”. “Dolce Enrico”…..riposa in pace!!!
Emanuele LAINA