10 Gennaio 2014 – FONTE – Web News Polizia di Stato.
Erano quasi vent’anni che girava la ”voce” che nell’hinterland nord della Capitale ci fosse la presenza della ’ndrangheta. Oggi se ne ha la certezza grazie a un’operazione della squadra mobile di Renato Cortese, che continua a sferrare colpi alle mafie presenti nella Capitale. Più di 100 milioni di beni sequestrati. All’alba sono finiti in manette due boss che, secondo gli investigatori, rappresentano la quintessenza della mafia calabrese, fra le più potenti al mondo. Sono stati arrestati i capi Antonio Scriva, Domenico Morabito mentre è ricercato Antonio Domenico Mollica, altro pezzo da novanta delle “’ndrine”.
I tre fanno parte di uno storico cartello calabrese che contrapposto ad altre famiglie, negli anni’80, provocò una faida (cosiddetta di Motticella) di oltre 50 persone morte ammazzate nei territorio di Africo, Bruzzano, Zeffirio. Proprio a causa della guerra di mafia, i boss, a fine anni ’80, si sono insediati stabilmente a nord di Roma infiltrandosi nel tessuto civile e imprenditoriale. I boss arrestati vivevano con le loro famiglie a Rignano Flaminio il comune sulla via Flaminia. Nel mirino dell’inchiesta anche presenze criminali a Morlupo e in altri comuni vicini. I tre sono stati arrestati grazie ad un reato di recente introduzione nella normativa di beni: quello d’intestazione fittizia di beni che ora prevede l’arresto.
Ed ecco che i poliziotti hanno sequestrato appezzamenti di terreni, una boutique al Trionfale, un negozio di ottica a Morlupo e una forno. Non solo: l’operazione di polizia è stata denominata ”Fiore Calabro” perchè, secondo gli investigatori, le famiglie finite nell’inchiesta avevano il monopolio del mercato dei fiori che gravita intorno al cimitero di Prima Porta.
«Non era possibile vendere fiori nella zona senza che entrare in società con la ’ndrangheta», ha sottolineato un investigatore nel corso della conferenza stampa. Un altro dato: i calabresi arrestati, sempre secondo la polizia, hanno precedenti penali per mafia, omicidio, armi e sequestro di persona. Il loro potere non era diminuito con il trasferimento a Roma ma, sempre a detta degli inquirenti, erano così potenti a tal punto da volere far riaprire la ”locale” di Motticella, in provincia di Reggio Calabria. Per ”locale” gli ndranghetisti intendono una vasta zona controllata in modo capillare e militare dai boss.
Questo l’elenco degli indagati: di coloro che secondo l’inchiesta, hanno accettato di fare da prestanome per la ’Ndrangheta: Alfarone Giuseppina, 62 anni, Cinti Massimiliano, 61 anni Criaco Santoro, 56 anni Dudulska Anna Izabela, 42 anni Ligato Salvatore, 51 anni, Martinelli Roberto, 42 anni, Mollica Antonietta, 42 anni, Mollica Paolo, 51 anni Morabito Maria, 46 anni, Roncacci Tiziana, 60 anni Scriva Francesca, 47 anni, Scriva Natale, 39 anni, Scriva Salvatore, 41 anni, Scriva Santa, 43 anni, Spataro Brigida, 67 anni, Velonà Giuseppe, 61 anni, Velonà Pietro Domenico, 23 anni, Wachowicz Renata Marta, 37 anni.