La cultura della illegalità

03 novembre 2014: FONTE – Unione Stella d’Italia –

Il caso Cucchi, caso tristissimo e controverso, presenta tre aspetti notevoli. Il primo l’evidenza fotografica delle percosse inferte, dato che non si può archiviare con faciloneria o tentare di non vedere, come i giudici del processo hanno invitato a fare in nome di una decenza da loro stessi insultata con la pretesa di nascondere, di voltare la faccia dall’altra parte. L’altro aspetto è la rivolta della famiglia contro la sentenza che, una cultura remissiva di fronte al potere, vorrebbe non si dovessero commentare ma accettare supinamente. Il terzo aspetto, forse il più inquietante, è la reazione del tribunale che, di fronte alle proteste della famiglia, amplificate dai media, ha subito annunciato una revisione del processo e concesso, bontà sua, un incontro con la famiglia di Cucchi. A parte la mia personale opinione sul fatto che una persona affidata alla giustizia, sia pure essa colpevole di crimini gravi, non debba essere picchiata, torturata, lasciata morire e che il caso Cucchi sia, ai miei occhi di persona garantista ma che crede che la legge debba essere applicata con fermezza, gravissimo; noto ancora una volta che chi grida più forte è ascoltato mentre le flebili voci di chi non ha a disposizioni telegiornali e quotidiani si perde nel vento. Poi leggo, con interesse e fastidio crescente che a Milano, secondo il Corriere della Sera, su quattro case occupate illegalmente tre sono occupate da stranieri e propendo a pensare che la situazione nazionale non sia diversa. Ma a parte che l’illegale occupante sia italiano o straniero il dato inquietante è l’assoluta incapacità dello stato di contrastare l’occupazione illegale delle case, occupazione che in molti casi si tinge di motivazioni politiche allucinanti che trasformano un atto di arbitrio in una affermazione del diritto a usufruire di un bene altrui per i propri scopi che spesso non sono neppure abitativi ma di aggregazione in colonie di artisti del far nulla che alimentano la loro arte con droghe e alcool e costituiscono motivi di disagio e fastidio per chi ha la sventura di abitare, legalmente, nei pressi di qualche centro sociale illegale. A Sanremo poi un gruppo di noti spacciatori, notate bene, noti spacciatori! Si affronta sotto una scuola, filmati dagli studenti e si sfregiano a bottigliate. Sugli autobus e sulle metropolitane zingari, molestatori, borseggiatori, vandali agiscono indisturbati sotto gli occhi intorpiditi e rassegnati di una popolazione che si sta abituando alla cultura della illegalità. Che brutta parola, illegalità. Arbitrio, violenza, prevaricazione, arroganza. Illegalità che non fa neppure più notizia. E’ normale che un detenuto sia picchiato a morte, normale che un tribunale corra ai ripari se un suo giudizio sia affrontato con veemenza da chi soccombe, normale che si spacci nel centro di una piccola città impunemente, normale che si occupino case sfitte, normale che dei delinquenti si sfregino le facce sotto a una scuola, normale che una donna che fa la sua corsetta salutare sia molestata, normale che un pensionato su un autobus sia spintonato, deriso e derubato, normale che gang di giovanissimi teppisti prendano l’abitudine di prendere a pugni in faccia un passante a caso, normale che gang di zingari terrorizzino i passeggeri dei mezzi pubblici e soprattutto normale che zingari, extracomunitari, zerbinotti figli delle culture trasgressive nostrani, studenti strafottenti non si sognino per nessun motivo al mondo di pagare il biglietto degli stessi mezzi pubblici. E normale la tristissima constatazione che a me, ligio italiano dai capelli bianchi e vestito decorosamente il biglietto lo chiedano, di tanto in tanto, mentre ai gruppi di stranieri stravaccati sui sedili riservati agli anziani o ai disabili il controllore lascia perdere di farlo visto il pericolo assai concreto di ricevere insulti, spinte e magari anche una coltellata. E proprio irreversibile questa cultura della illegalità? Dobbiamo abituarci a vivere in una società scaduta al livello di certi paesi da cui ci affanniamo ad accogliere quelli che spesso, anche da loro, sono indesiderabili? Si può ristabilire una normalità in un Paese, un tempo faro di civiltà e ora diventato il cesto della spazzatura d’Europa? Io sono ottimista, io credo nella enorme capacità del popolo italiano di trovare soluzioni, diciamo che, per ora, sono mancati gli uomini e le donne di polso che possano imporre il ritorno alla cultura della legalità, ripristinare, per esempio, l’Educazione Civica nelle scuole e soprattutto imporla a chi desidera diventare italiano perché non basta abitare in Italia per diventare italiani. Bisogna che questi nuovi cittadini conoscano non solo le leggi e la lingua italiana ma che siano anche consapevoli della nostra civiltà, cultura e storia. Solo così potremo sperare che si integrino con noi e solo imponendo anche agli italiani il rispetto delle Istituzioni e delle Leggi potremo tornare ad essere un paese civile, se proprio non un faro di civiltà come dovremmo e potremmo essere.

Andrea Marrone

Condividi

Commenti

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sponsor

Articoli correlati