“Embedded” con gli Alpini del 9° Reggimento: un’esperienza da vivere!

23 ottobre 2014 FONTE – Stelladitalianews.

Afghanistan, località segreta sotto la responsabilità del 9° Reggimento Alpini L’Aquila nella missione ISAF.
“Il nostro obiettivo, ci informa il Sergente Maggiore che comanda la missione è di recarci in un villaggio amico, curare i rapporti col capo, raccogliere informazioni, verificare le condizioni della popolazione ed eventualmente offrire aiuto.
Le strade non sicure e si esaminano gli itinerari che percorreremo, a cui seguono le direttive agli uomini sulle procedure da seguire. Per noi giornalisti aggregati alla pattuglia è tassativo non scendere mai dai mezzi senza preventivo ordine, al fine di non mettere in pericolo noi stessi e i soldati che garantiscono la nostra sicurezza.
Saliamo sui mezzi, assicurati ai sedili da 5 cinture di sicurezza: sono i famosi Lince, gli automezzi di concezione italiana che, grazie alla speciale tecnica costruttiva, hanno contribuito a salvare numerose vite. Ne esistono diversi modelli, il nostro prevede la presenza di un uomo in ralla: in piedi per tutto il percorso dietro alla mitragliatrice montata sul tetto del mezzo, è il più esposto, quello che rischia di più.
Partiamo, ma sebbene i chilometri da percorrere siano pochi, il viaggio durerà a lungo.
Tutto sembra procedere liscio quando all’improvviso rallentiamo, il sergente maggiore comunica via radio al comando che qualcosa non va: ci sono degli individui che ci osservano da lontano.

Primo segnale.Sulla sinistra si scorge una piccola casamatta in cemento.Secondo segnale. Potrebbe essere un IED, un ordigno improvvisato. La colonna si ferma e si procede con una ricognizione a piedi. L’operazione è lunga, la tensione è alta, ma fortunatamente l’ordigno non c’è. Riprendiamo il cammino. Arrivati al villaggio, scendiamo dal mezzo solo dopo che l’area è stata messa in sicurezza.
Il capo ci accoglie nella sua tenda raccontandoci, grazie all’ausilio di un interprete, della fame che attanaglia la gente. I rapporti con gli italiani sono buoni, e dopo aver raccolto altre informazioni, il comandante si informa sulle condizioni di salute degli abitanti e offre l’invio di medicinali. L’offerta viene accolta in maniera positiva, quindi ci congediamo.
Torniamo sui mezzi e prendiamo la via del ritorno quando, all’improvviso, il rumore di un esplosione ci investe da dietro: uno dei mezzi è saltato su un ordigno.
Nonostante la gravità del momento tutti conservano la calma e scattano le procedure previste: viene contattata la base e il sergente salta giù dal mezzo per dirigere le operazioni. Ci sono due uomini feriti, ma vivi.
Viene predisposta una cintura che permetta di evacuarli in sicurezza, e per fortuna è possibile chiamare gli elicotteri. Nel frattempo vengono avvistate degli individui su un’altura vicina, forse sono stati loro ad attivare l’ordigno. Scatta una reazione automatica, le figure scompaiono e i feriti possono essere finalmente portati via.
Tornati alla base, è il momento del debrifieng: l’esercitazione è andata molto bene!”
Quella che abbiamo appena descritto, infatti, non è una vera missione ma un’esercitazione.
Gli Alpini del 9° Reggimento, guidati dal Colonnello Massimo Iacobucci, hanno ospitato noi giornalisti in occasione del Corso per operatori Embedded in area di crisi, organizzato dal Centro Studi Roma 3000 presieduto da Alessandro Conte con la collaborazione dello Stato Maggiore Difesa e dello Stato Maggiore Esercito.
L’atto tattico è stato il momento culminante di una settimana intensa: lezioni frontali e testimonianze di esperienze vissute raccontate da maestri quali Pino Scaccia, storico cronista del Tg1, Pier Paolo Cito, fotoreporter di fama internazionale, Monia Savioli, giornalista ed esperta di comunicazione.
Abbiamo avuto anche la fortuna di assistere alla visita del Comandante della Brigata Taurinense a cui appartiene il 9° appartiene, il Generale Massimo Panizzi, comunicatore eccezionale, che ha fornito una testimonianza preziosa sul modello di comunicazione della Difesa e l’impegno delle Forze Armate a renderlo ancora più efficace.
Anche se possiamo affermare senza timore di essere smentiti che gli Alpini del 9° sanno comunicare e lo sanno fare molto bene: durante la settimana trascorsa con loro c’è stata grande apertura verso noi giornalisti e le nostre esigenze sia personali che professionali. Il P.I., Capitano Marco De Lorenzo, è stato costantemente a nostra disposizione, fornendoci assistenza e informazioni.
Operare al seguito dell’Esercito richiede preparazione e conoscenza delle procedure adottate, che in alcuni casi possono essere complesse: è per questo che la Forza Armata ospita corsi per giornalisti e fotoreporter, che potranno così esercitare in sicurezza la loro professione nei difficili teatri in cui operano i contingenti italiani.
E ancora una volta le Penne Nere hanno sono state all’altezza della loro fama, mostrandoci la professionalità acquisita in tante missioni operative e al tempo stesso mantenendo la capacità di aprirsi al resto del paese.

Leonardo Pizzuti

Alpini del 9 durante l'alzabandiera Briefing

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