16 Gennaio 2013 : FONTE – Aeronautica Militare –
Da 35 anni è esposto al Museo Storico di Vigna di Valle (Roma) un pallone aerostatico sicuramente tra i più antichi e preziosi conservati al mondo. Le vicende che hanno permesso al Museo di poter esibire un cimelio così raro sono davvero singolari in quanto, oltre a possedere il fascino di una leggenda, portano anche i segni premonitori di quanto poi il lago di Bracciano rappresenterà, qualche anno dopo, per la storia del volo in Italia. Nel 1804, la sera del 16 dicembre a Parigi è festa per l’incoronazione di Napoleone Bonaparte a imperatore dei francesi. Il colonnello André-Jacques Garnerin, famoso aeronauta e costruttore di mongolfiere e palloni, innalza in onore di Napoleone, in uno spiazzo non distante dalla chiesa di Notre Dame, un gigantesco pallone ornato con 3.000 lampioncini e imbrigliato in una rete di seta grezza cui era appesa una corona imperiale. I festeggiamenti erano costati più di otto milioni di franchi e il pallone, da solo, più di 23.000. Garnerin, per questa ragione, prevede diversi accorgimenti per assicurarsi il rinvenimento del mezzo dopo il lancio: appende al pallone una lettera che, in futuro, poi avrebbe costituito il documento basilare per certificare il volo del mezzo. Nella lettera era scritto: “Il pallone portatore di questa lettera si è innalzato da Parigi la sera del 25 frimale (16 dicembre, secondo il calendario rivoluzionario), per opera del signor Garnerin, aeronauta privilegiato di S.M. l’Imperatore di Russia, ed ordinario del Governo Francese, nella circostanza della festa data dalla città di Parigi a S.M. l’Imperatore Napoleone. Quelli che troveranno questo pallone, sono pregati di averne cura e di ragguagliare il signor Garnerin sul luogo in cui è disceso”. All’interno del mezzo erano celate, inoltre, delle lettere di Papa Pio VII e un legato di trecento franchi, premio per chi l’avesse rinvenuto. Il pallone si innalza sul cielo di Parigi e mentre sparisce alla vista dei presenti, all’altezza della cupola della cattedrale, le fiaccole si spengono per il forte vento. Napoleone trae presagi funesti da questo episodio e da allora odiò gli aerostati e il colonnello Garnerin con il quale ruppe ogni rapporto. Il pallone, dopo più di ventidue ore di volo, sospinto da forti correnti, giunge sino alle porte di Roma, in località Tomba di Nerone, dove, quasi del tutto sgonfio, precipita sul sepolcro di Publio Vibio Mariano, all’epoca ritenuto la Tomba di Nerone, sito sulla Via Cassia al IX chilometro, e perde le insegne imperiali. Alleggerito, riprende il volo per cadere sul lago di Bracciano sulle cui sponde, un secolo dopo, sorgerà il primo cantiere aeronautico in Italia e successivamente il Museo Storico che lo conserverà. Raccolto dai pescatori locali, viene portato in Vaticano (in quel periodo questo territorio apparteneva allo Stato Pontificio) dove viene gelosamente conservato per 170 anni. Nel 1978, Sua Santità Paolo VI, primo pontefice nella storia della Chiesa ad aver volato su velivoli della Forza Armata, lo dona all’Aeronautica Militare in segno di gratitudine e apprezzamento. Da allora il pallone è custodito all’hangar ‘Troster’ del Museo Storico dell’Aeronautica Militare, dove rappresenta il più antico reperto esposto.